Sono passati sette anni dalla triste notizia di quel 1 marzo 2012.....
Muore uno dei più grandi e dei migliori cantautori italiani,Lucio Dalla,stroncato all'improvviso da un attacco cardiaco in un hotel di Montreux,la città del jazz,dove la sera prima si era esibito.
"La morte è solo l'inizio del secondo tempo",è una delle celebri frasi del nostro Lucio,con le sue canzoni profonde e intense, con la sua voce particolare ma straordinaria e la sua musica che si basava su una sottile ma importante base di jazz,che attingeva dalle sue esperienze giovanili,proprio nel jazz.
Un personaggio,che si è creato come "buffo" ma nello stesso tempo molto delicato,che...con quel suo cappello e la barba,sembrava un artista fuori dal tempo.
Una persona,che se si innamorava di qualcosa,di una musica,paesaggio,di una emozione,Lui cercava di trasmetterla attraverso le sue canzoni,la sua musica,riuscendo a coinvolgere tutti,riuscendo a cogliere sempre nel segno di ognuno di noi!......
Lucio era....Lucio.....una persona schiva,riservata....vulcanica ma anche allegra e positiva.
Personalmente me lo ricordo le mattine di primavera ed estate,quando andavo per lavoro in uno studio di un mio cliente in via d'Azeglio,seduto lì.......al tavolino della veranda del Gran Bar,con tutta la sua umiltà di cittadino bolognese,con il suo giornale che leggeva e le chiacchiere che scambiava con la gente e......anche io,che passando lo salutavo:"Ciao Lucio".......e Lui che mi rispondeva sempre con il sorriso ed educazione che lo caratterizzavano in maniera unica.....Tutte le volte che passo da quelle parti,mi giro verso quel bar,e lo"vedo"ancora lì....seduto con il suo giornale......
Un genio.....Lucio è un genio che non si dimenticherà mai,che non dimenticherò mai,perchè la sua musica e le sue canzoni,hanno accompagnato buona parte della mia vita,della mia gioventù e che ancora oggi,quelle sue canzoni,quella sua musica sono ancora "dentro"di Noi,indelebili,incancellabili....indimenticabili!!
Ciao Lucio,sei un genio che Bologna non ti dimenticherà mai!!!
Vincenzo Coppola
venerdì 1 marzo 2019
venerdì 8 febbraio 2019
Bologna e il suo alfabeto.
Eccoci arrivati alla lettera E,Amici del gruppo.
E,come Emilia....la via Emilia,la grande strada voluta dal console romano Marco Emilio Lepido,che portò sviluppo e ricchezza alle comunità dell'Emilia Romagna e soprattutto a Bologna.
L'esercito di Roma,che da circa 15 anni aveva chiuso con le guerre puniche in maniera vittoriosa,sconfiggendo i Galli,conquistando anche Bologna,con le truppe guidate dal console Marco Emilio Lepido,ritrovandosi con l'esercito"disoccupato",affidò a loro il compito di costruire una strada che poi prese il nome di via Emilia.
Questa strada doveva unire anche Rimini con Piacenza e fu completata nel 187 a.C.,e di fatto la la via proseguiva il percorso della via Flaminia(Roma-Rimini) costruita nel 219 a.C.,mentre si univa a Piacenza con la via Postumia,cioè la via costruita per unire i porti di Genova e di Aquileia.
I Romani così,avevano allestito un sistema vario,che permetteva il passaggio degli eserciti,dei mercanti e dei coloni(oggi parleremmo di infrastrutture).
La prima formazione della via Emilia,come per altre strade Romane,fu di carattere militare,cioè consentiva alle truppe di spostarsi in maniera veloce in caso di necessità.
Ma la via Emilia significò anche l'inizio di un processo di colonizzazione da parte dei Romani ,della fertile Pianura Padana. Così iniziò un processo demografico crescente,sviluppato dalle prospettive positive dell'agricoltura,vera fonte di ricchezza.
Risale dunque a oltre due millenni,la prosperità di questa parte dell'Italia,e la grande intuizione della via Emilia,si rafforzò nei secoli,portando benessere a quelle popolazioni,favorendo i traffici commerciali e non solo.
(l'antica via romana trovata in via Ugo Bassi)
La via Emilia,che oggi si chiama Strada Statale 9,è stata "riformata",modificata e prolungata fino a Milano. Non solo: è diventata la complanare di altre infrastrutture fondamentali,che hanno affiancato il suo percorso,come la linea ferroviaria,oggi anche con l'Alta Velocità,e le autostrade,quella del Sole(A1) e l'Adriatica(A14).
Sulla via Emilia,molte città hanno prosperato,ora diventati capoluoghi di provincia,come Modena,Forlì,Cesena, e verso nord,Reggio Emilia,Parma,Piacenza.
La città di Reggio Emilia,che fu chiamate Regium Lepidi,ha collocato una statua di Marco Emilio Lepido nel Palazzo Comunale.
Ci furono altri insediamenti,grazie alla presenza di questa oramai importantissima strada,uno su tutti l'antica Claterna che sta tornando alla luce.
Così,a distanza di oltre duemila anni,lìopera voluta dal console della Repubblica Romana,ha significato ben più che una via di comunicazione:lungo questa antica strada sonosorte tantissime comunità prosperose.
Con pieno diritto quindi,la Regione ha preso il nome di Emilia - Romagna.
(fonte "Il Resto del Carlino"di Marco Poli)
Vincenzo Coppola
E,come Emilia....la via Emilia,la grande strada voluta dal console romano Marco Emilio Lepido,che portò sviluppo e ricchezza alle comunità dell'Emilia Romagna e soprattutto a Bologna.
L'esercito di Roma,che da circa 15 anni aveva chiuso con le guerre puniche in maniera vittoriosa,sconfiggendo i Galli,conquistando anche Bologna,con le truppe guidate dal console Marco Emilio Lepido,ritrovandosi con l'esercito"disoccupato",affidò a loro il compito di costruire una strada che poi prese il nome di via Emilia.
Questa strada doveva unire anche Rimini con Piacenza e fu completata nel 187 a.C.,e di fatto la la via proseguiva il percorso della via Flaminia(Roma-Rimini) costruita nel 219 a.C.,mentre si univa a Piacenza con la via Postumia,cioè la via costruita per unire i porti di Genova e di Aquileia.
I Romani così,avevano allestito un sistema vario,che permetteva il passaggio degli eserciti,dei mercanti e dei coloni(oggi parleremmo di infrastrutture).
La prima formazione della via Emilia,come per altre strade Romane,fu di carattere militare,cioè consentiva alle truppe di spostarsi in maniera veloce in caso di necessità.
Ma la via Emilia significò anche l'inizio di un processo di colonizzazione da parte dei Romani ,della fertile Pianura Padana. Così iniziò un processo demografico crescente,sviluppato dalle prospettive positive dell'agricoltura,vera fonte di ricchezza.
Risale dunque a oltre due millenni,la prosperità di questa parte dell'Italia,e la grande intuizione della via Emilia,si rafforzò nei secoli,portando benessere a quelle popolazioni,favorendo i traffici commerciali e non solo.
(l'antica via romana trovata in via Ugo Bassi)
La via Emilia,che oggi si chiama Strada Statale 9,è stata "riformata",modificata e prolungata fino a Milano. Non solo: è diventata la complanare di altre infrastrutture fondamentali,che hanno affiancato il suo percorso,come la linea ferroviaria,oggi anche con l'Alta Velocità,e le autostrade,quella del Sole(A1) e l'Adriatica(A14).
Sulla via Emilia,molte città hanno prosperato,ora diventati capoluoghi di provincia,come Modena,Forlì,Cesena, e verso nord,Reggio Emilia,Parma,Piacenza.
La città di Reggio Emilia,che fu chiamate Regium Lepidi,ha collocato una statua di Marco Emilio Lepido nel Palazzo Comunale.
Ci furono altri insediamenti,grazie alla presenza di questa oramai importantissima strada,uno su tutti l'antica Claterna che sta tornando alla luce.
Così,a distanza di oltre duemila anni,lìopera voluta dal console della Repubblica Romana,ha significato ben più che una via di comunicazione:lungo questa antica strada sonosorte tantissime comunità prosperose.
Con pieno diritto quindi,la Regione ha preso il nome di Emilia - Romagna.
(fonte "Il Resto del Carlino"di Marco Poli)
Vincenzo Coppola
sabato 2 febbraio 2019
Bologna e il suo alfabeto.
Oggi amici del gruppo, siamo alla lettera "D",dell'originale alfabeto di Bologna.
"D",come l'architetto Dotti Carlo Francesco(1670/1759),che progettò il Santuario della Beata Vergine di San Luca,costruito sia con il lavoro volontario,sia con il denaro dei cittadini bolognesi.
Fin da piccolo i cantieri e l'architettura,li aveva nel"sangue",tanto che il padre di Carlo Francesco,architetto,lo introdusse e indirizzò al mestiere.
Per tutti i bolognesi,Carlo Francesco Dotti,è legato a uno dei monumenti più amati della città, il Santuario della Beata Vergine di San Luca.
Nato in una frazione di Como,Dotti visse la sua la sua professione a Bologna,dove abitò in via del Pratello assieme alla moglie Caterina Tartarini che gli diede tre figli e due dei quali continuarono la professione del padre: Giovanni Giacomo e Giovanni Paolo.
La prima opera significativa del Dotti,fu la costruzione dell'Arco del Meloncello,una opera importante per congiungere la parte del portico di San Luca,proveniente da porta Saragozza,con quello che sale verso il Santuario.Prima fu costruito il ponte per permettere il passaggio di carri e carrozze, poi la parte superiore,cioè il monumentale arco.La costruzione di questa opera, fu finanziata da generosi lasciti di denaro, e probabilmente per questo motivo,dall'approvazione del progetto(1719)alla fine dei lavori(1732),trascorsero parecchi anni.
Così dopo il Meloncello,il Dotti si cimentò nel progetto più importante e prestigioso, la costruzione del Santuario della Madonna di San Luca,affidatogli nell'anno 1722.
L'anno sucessivo,fù posta la prima pietra per la costruzione del Santuario,finanziato sempre dalle generosità dei bolognesi, proprio come il portico.
Così,nel 1742 fu ultimata la costruzione della grandiosa cupola, e nel 1757 i lavori si conclusero con il completamento della facciata e con la pavimentazione.
Dotti però, non ebbe la soddisfazzione di assistere alla consacrazione del Santuario,che avvenne nel 1765,perchè morì il 3 giugno 1759.
Ma il Santuario di San Luca,non fù l'unica opera del Dotti: si deve a Lui,la ristrutturazione della Basilica di San Domenico. Questi prestigiosi lavori, gli valsero la nomina di"architetto del Senato bolognese",un incarico questo che comportò numerosi lavori pubblici e opere di manutenzione del patrimonio comunale.
Intervenne su palazzo Davia Bargellini,progettando lo scalone, e al Dotti si deve anche l'altare di Sant' Ivo in San Petronio,che si trova nella terza cappella della navata a sinistra,e per finire fu anche attivo in alcuni comuni della Provincia.
Dotti Carlo Francesco, assieme a Alfonso Torreggiani,furono così considerati i migliori architetti del Settecento.
Al Dotti, è stata dedicata una laterale di via Saragozza,a qualche centinaio di metri dall'inizio della salita che porta al Santuario della Madonna di San Luca.
(fonte"Il Resto del Carlino"di Marco Poli)
Vincenzo Coppola
"D",come l'architetto Dotti Carlo Francesco(1670/1759),che progettò il Santuario della Beata Vergine di San Luca,costruito sia con il lavoro volontario,sia con il denaro dei cittadini bolognesi.
Fin da piccolo i cantieri e l'architettura,li aveva nel"sangue",tanto che il padre di Carlo Francesco,architetto,lo introdusse e indirizzò al mestiere.
Per tutti i bolognesi,Carlo Francesco Dotti,è legato a uno dei monumenti più amati della città, il Santuario della Beata Vergine di San Luca.
Nato in una frazione di Como,Dotti visse la sua la sua professione a Bologna,dove abitò in via del Pratello assieme alla moglie Caterina Tartarini che gli diede tre figli e due dei quali continuarono la professione del padre: Giovanni Giacomo e Giovanni Paolo.
La prima opera significativa del Dotti,fu la costruzione dell'Arco del Meloncello,una opera importante per congiungere la parte del portico di San Luca,proveniente da porta Saragozza,con quello che sale verso il Santuario.Prima fu costruito il ponte per permettere il passaggio di carri e carrozze, poi la parte superiore,cioè il monumentale arco.La costruzione di questa opera, fu finanziata da generosi lasciti di denaro, e probabilmente per questo motivo,dall'approvazione del progetto(1719)alla fine dei lavori(1732),trascorsero parecchi anni.
Così dopo il Meloncello,il Dotti si cimentò nel progetto più importante e prestigioso, la costruzione del Santuario della Madonna di San Luca,affidatogli nell'anno 1722.
L'anno sucessivo,fù posta la prima pietra per la costruzione del Santuario,finanziato sempre dalle generosità dei bolognesi, proprio come il portico.
Così,nel 1742 fu ultimata la costruzione della grandiosa cupola, e nel 1757 i lavori si conclusero con il completamento della facciata e con la pavimentazione.
Dotti però, non ebbe la soddisfazzione di assistere alla consacrazione del Santuario,che avvenne nel 1765,perchè morì il 3 giugno 1759.
Ma il Santuario di San Luca,non fù l'unica opera del Dotti: si deve a Lui,la ristrutturazione della Basilica di San Domenico. Questi prestigiosi lavori, gli valsero la nomina di"architetto del Senato bolognese",un incarico questo che comportò numerosi lavori pubblici e opere di manutenzione del patrimonio comunale.
Intervenne su palazzo Davia Bargellini,progettando lo scalone, e al Dotti si deve anche l'altare di Sant' Ivo in San Petronio,che si trova nella terza cappella della navata a sinistra,e per finire fu anche attivo in alcuni comuni della Provincia.
Dotti Carlo Francesco, assieme a Alfonso Torreggiani,furono così considerati i migliori architetti del Settecento.
Al Dotti, è stata dedicata una laterale di via Saragozza,a qualche centinaio di metri dall'inizio della salita che porta al Santuario della Madonna di San Luca.
(fonte"Il Resto del Carlino"di Marco Poli)
Vincenzo Coppola
venerdì 25 gennaio 2019
Bologna e il suo alfabeto.
Questa settimana,cari Amici del gruppo,passiamo dalla lettera C......come CAFFE'.
Dalla seconda metà del Settecento,i "caffè" furono luoghi di incontro degli uomini del Risorgimento,che poi furono anche "usati" da intellettuali e artisti,abbandonando le classiche osterie.....Ma non il vino!
Per tanti secoli,furono le osterie,i punti di riferimento per tanti cittadini,ma dal XIX secolo,furono i "caffè",la novità....la trasformazione sociale,uno slancio innovativo,del fervore di nuovi movimenti,sia politici che culturali.
Il primo caffè,nacque all'angolo fra Via Indipendenza e Via Rizzoli,il Caffè degli Stelloni.
(caffé Degli Stelloni oggi)
Fu proprio in questo caffè che si riunirono Luigi Zamboni,Giovanni Battista De Rolandis e qualche altro al seguito,per organizzare una generosa ma improbabile rivolta,per "rovesciare"il governo pontificio.Un atto quello,che portò a una sola e unica dimostrazione che portò alla morte di due di quei protagonisti.
Altri caffè,nati in quell'epoca,ebbero fama di "covi"risorgimentali,durante il governo papalino-austriaco,tra i quali il Caffè Apollo,dove oggi vi è il Ristorante Cesarina,e il Caffè della Fenice che aveva una saletta riservata dove si riunivano i "ribelli"Minghetti Aglebert, Gioacchino Pepoli e altri,con una uscita segreta in caso di irruzione della polizia.
Un altro caffè fece storia nella nostra città,il Caffè dei Grigioni,dove proprio lì,nell'agosto del 1848,sarebbe scoppiata la scintilla della rivolta bolognese contro gli austriaci.
Questo locale si trovava sotto il portico della Gabella( Via Ugo Bassi) ed era uno dei locali preferiti di Giosuè Carducci,che ricordava sempre di come quel luogo fosse stato frequentato anche da Ugo Foscolo e Vincenzo Monti.
Un altro caffè,che era noto per i ritrovi quasi prettamente politici,era il Caffè San Pietro(foto di copertina)all'angolo di Via Indipendenza con Via Altabella,ed era aperto giorno e notte e fù un importante punto di riferimento per i risorgimentali liberali e antipapalini.Con il tempo,divenne poi un luogo "tranquillo",per incontri tra intellettuali e cittadini semplici.
Un altro caffè importante,dove l'eleganza e la raffinatezza lo rendeva unico,era il Caffè delle Scienze,in Via Farini,angolo Castiglione,una meta imprescindibile per il mondo culturale e intellettuale,così come il Caffè dei Servi in Strada Maggiore.
Oltre ai caffè sorti vicino ai teatri e frequentati dal mondo dello spettacolo,non si possono dimenticare tra i tanti, il Bar Vittorio Emanuele,in Piazza Maggiore,il Bar Venezuela in Via San Vitale all'angolo con Via Zamboni,in elegante stile liberty,il Bar dei Notai,il Caffè del Pavaglione in Piazza Galvani,altro luogo preferito di Giosuè Carducci.
(fonte"Il Resto del Carlino/Marco Poli)
Vincenzo Coppola
Dalla seconda metà del Settecento,i "caffè" furono luoghi di incontro degli uomini del Risorgimento,che poi furono anche "usati" da intellettuali e artisti,abbandonando le classiche osterie.....Ma non il vino!
Per tanti secoli,furono le osterie,i punti di riferimento per tanti cittadini,ma dal XIX secolo,furono i "caffè",la novità....la trasformazione sociale,uno slancio innovativo,del fervore di nuovi movimenti,sia politici che culturali.
Il primo caffè,nacque all'angolo fra Via Indipendenza e Via Rizzoli,il Caffè degli Stelloni.
(caffé Degli Stelloni oggi)
Fu proprio in questo caffè che si riunirono Luigi Zamboni,Giovanni Battista De Rolandis e qualche altro al seguito,per organizzare una generosa ma improbabile rivolta,per "rovesciare"il governo pontificio.Un atto quello,che portò a una sola e unica dimostrazione che portò alla morte di due di quei protagonisti.
Altri caffè,nati in quell'epoca,ebbero fama di "covi"risorgimentali,durante il governo papalino-austriaco,tra i quali il Caffè Apollo,dove oggi vi è il Ristorante Cesarina,e il Caffè della Fenice che aveva una saletta riservata dove si riunivano i "ribelli"Minghetti Aglebert, Gioacchino Pepoli e altri,con una uscita segreta in caso di irruzione della polizia.
Un altro caffè fece storia nella nostra città,il Caffè dei Grigioni,dove proprio lì,nell'agosto del 1848,sarebbe scoppiata la scintilla della rivolta bolognese contro gli austriaci.
Questo locale si trovava sotto il portico della Gabella( Via Ugo Bassi) ed era uno dei locali preferiti di Giosuè Carducci,che ricordava sempre di come quel luogo fosse stato frequentato anche da Ugo Foscolo e Vincenzo Monti.
Un altro caffè,che era noto per i ritrovi quasi prettamente politici,era il Caffè San Pietro(foto di copertina)all'angolo di Via Indipendenza con Via Altabella,ed era aperto giorno e notte e fù un importante punto di riferimento per i risorgimentali liberali e antipapalini.Con il tempo,divenne poi un luogo "tranquillo",per incontri tra intellettuali e cittadini semplici.
Un altro caffè importante,dove l'eleganza e la raffinatezza lo rendeva unico,era il Caffè delle Scienze,in Via Farini,angolo Castiglione,una meta imprescindibile per il mondo culturale e intellettuale,così come il Caffè dei Servi in Strada Maggiore.
Oltre ai caffè sorti vicino ai teatri e frequentati dal mondo dello spettacolo,non si possono dimenticare tra i tanti, il Bar Vittorio Emanuele,in Piazza Maggiore,il Bar Venezuela in Via San Vitale all'angolo con Via Zamboni,in elegante stile liberty,il Bar dei Notai,il Caffè del Pavaglione in Piazza Galvani,altro luogo preferito di Giosuè Carducci.
(fonte"Il Resto del Carlino/Marco Poli)
Vincenzo Coppola
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venerdì 18 gennaio 2019
Bologna e il suo alfabeto.
B......come Bologna.........e il BARACCANO.
...Il conservatorio che ospitò migliaia di fanciulle ,dove tessevano e ricamavano per formarsi la dote.
E' la chiesa più nota e amata,delle 12 sorte accanto le mura......
La chiesa della Madonna del Baraccano,fu la prima costruita,delle 12 chiese in totale,che si trovavano a ridosso delle mura,tutte dedicate alla Madonna,è una delle poche rimaste,e come tutte le altre,fu edificata dove era presente una immagine mariana,che il popolo riteneva miracolosa.
All'inizio,l'immagine era protetta da una semplice cappella,poi in seguito si costruiva la chiesa,e così fù anche per la Madonna del Baraccano,che nell'anno 1512,un miracolo attribuito a questa Madonna,fece decidere la costruzione della chiesa stessa con portico antistante.
Nel 1682,fu poi aggiunta la maestosa cupola.La denominazione "Baraccano",significa contrafforte e deriva dalla posizione,appunto a ridosso delle mura.
Questa chiesa,sviluppata in lunghezza,ma poco profonda,conserva il dipinto della Madonna,opera di Lippo di Dalmasio,ritoccata poi da Francesco del Cossa,per volere di Giovanni II Bentivoglio.
Per una tradizione,venne attribuita alla Madonna del Baraccano,il titolo Madonna della Pace,dove gli sposi,dopo la cerimonia nuziale si recavano e recano ancora,in questa chiesa "a prendere la pace"(io fui uno dei tanti ad andare).
Ma il Baraccano,fino all'anno 1969,fu anche famoso un conservatorio,che aveva lo scopo di "coservare"l'onore e la purezza delle fanciulle,ma l'edificio originariamente ebbe la funzione di ospedale per pellegrini e solo nel 1491 fu ampliato per volontà di Giovanni II Bentivoglio( che su alcune colonne del portico,si vedono ancora il simbolo dei Bentivoglio) e completato dal magnifico voltone.
Il conservatorio del Baraccano così,fù fondato nell'anno 1528,allo scopo di accogliere fanciulle di bell'aspetto,ma provenienti da famiglie povere,non in grado di dotare la figlia.Per entrare,le fanciulle dovevano avere una età compresa tra i 10 e 12 anni,dovevano essere sane,non avere difetti fisici e graziose,e queste ragazzine poi,per "guadagnarsi"la dote,svolgevano alcuni lavori tipo la tessitura della seta o il ricamo,la confezione di indumenti.Così,ciò che guadagnavano veniva poi accantonato.
Il conservatorio del Baraccano,era una istituzione laica,amministrata da personalità del mondo economico,quindi per finalità e funzionamento era considerato un vero e proprio istituto di previdenza.
Ospitava non più di 40-70 fanciulle per un massimo di 7 anni,trascorsi i quali,la ragazza o prendeva i voti o si sposava.
Il futuro marito doveva essere bolognese,di buona famiglia e con un mestiere sicuro.Se con la dote la coppia acquistava un appartamento,questo doveva essere intestato alla donna e al Baraccano: una sicurezza per togliere eventuali"illusioni" ai"cacciatori di dote".
(da fonte il Il Resto del Carlino di Marco Poli)
Vincenzo Coppola
...Il conservatorio che ospitò migliaia di fanciulle ,dove tessevano e ricamavano per formarsi la dote.
E' la chiesa più nota e amata,delle 12 sorte accanto le mura......
La chiesa della Madonna del Baraccano,fu la prima costruita,delle 12 chiese in totale,che si trovavano a ridosso delle mura,tutte dedicate alla Madonna,è una delle poche rimaste,e come tutte le altre,fu edificata dove era presente una immagine mariana,che il popolo riteneva miracolosa.
All'inizio,l'immagine era protetta da una semplice cappella,poi in seguito si costruiva la chiesa,e così fù anche per la Madonna del Baraccano,che nell'anno 1512,un miracolo attribuito a questa Madonna,fece decidere la costruzione della chiesa stessa con portico antistante.
Nel 1682,fu poi aggiunta la maestosa cupola.La denominazione "Baraccano",significa contrafforte e deriva dalla posizione,appunto a ridosso delle mura.
Questa chiesa,sviluppata in lunghezza,ma poco profonda,conserva il dipinto della Madonna,opera di Lippo di Dalmasio,ritoccata poi da Francesco del Cossa,per volere di Giovanni II Bentivoglio.
Per una tradizione,venne attribuita alla Madonna del Baraccano,il titolo Madonna della Pace,dove gli sposi,dopo la cerimonia nuziale si recavano e recano ancora,in questa chiesa "a prendere la pace"(io fui uno dei tanti ad andare).
Ma il Baraccano,fino all'anno 1969,fu anche famoso un conservatorio,che aveva lo scopo di "coservare"l'onore e la purezza delle fanciulle,ma l'edificio originariamente ebbe la funzione di ospedale per pellegrini e solo nel 1491 fu ampliato per volontà di Giovanni II Bentivoglio( che su alcune colonne del portico,si vedono ancora il simbolo dei Bentivoglio) e completato dal magnifico voltone.
Il conservatorio del Baraccano così,fù fondato nell'anno 1528,allo scopo di accogliere fanciulle di bell'aspetto,ma provenienti da famiglie povere,non in grado di dotare la figlia.Per entrare,le fanciulle dovevano avere una età compresa tra i 10 e 12 anni,dovevano essere sane,non avere difetti fisici e graziose,e queste ragazzine poi,per "guadagnarsi"la dote,svolgevano alcuni lavori tipo la tessitura della seta o il ricamo,la confezione di indumenti.Così,ciò che guadagnavano veniva poi accantonato.
Il conservatorio del Baraccano,era una istituzione laica,amministrata da personalità del mondo economico,quindi per finalità e funzionamento era considerato un vero e proprio istituto di previdenza.
Ospitava non più di 40-70 fanciulle per un massimo di 7 anni,trascorsi i quali,la ragazza o prendeva i voti o si sposava.
Il futuro marito doveva essere bolognese,di buona famiglia e con un mestiere sicuro.Se con la dote la coppia acquistava un appartamento,questo doveva essere intestato alla donna e al Baraccano: una sicurezza per togliere eventuali"illusioni" ai"cacciatori di dote".
(da fonte il Il Resto del Carlino di Marco Poli)
Vincenzo Coppola
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sabato 12 gennaio 2019
Bologna e il suo alfabeto.
Cari Amici del gruppo,vorrei riproporvi,questa rubrica,curata dallo storico Marco Poli(da fonte"Il Resto del Carlino"),mettendovi a conoscenza,di periodi storici-culturali-sportivi o quant'altro riguarda la nostra città: BOLOGNA.
La mia rubrica settimanale,si intitolerà"Bologna e il suo alfabeto".
Ogni lettera dell'alfabeto,corrisponde a fatti o eventi storici,che la nostra città ha vissuto nelle varie epoche.
Iniziamo subito dalla prima lettera vocale dell'alfabeto appunto.
A) Archiginnasio
Sorta per volere di Papa Pio IV,che ne decise la costruzione dell'edificio.
I nostri simboli di Bologna,oggi,sono le Due Torri,il"Gigante"Nettuno,invece,nei secoli scorsi,la nostra città era nota addirittura nel mondo,per la sua Università.
Ecco che l'Archiginnasio, prima sede dell'università,per diritto,dovrebbe essere il vero simbolo della nostra città.
La costruzione dell'Archiginnasio,termine che significa"la prima scuola",iniziò nell'anno 1562 e venne finito e inaugurato in ottobre del 1563,il giorno 21 per la precisione.
Ma la vera nascita dell'università bolognese,iniziò parecchi anni prima,esattamente nel 1088,per iniziativa privata.Cominciarono i grandi giuristi, a insegnare agli studenti, chiedendo loro il pagamento della retta, svolgendo l'attività, nelle loro abitazioni, che si trovavano nella zona dove poi sorse l'Archiginnasio.In quella stessa zona poi, in seguito, nacquero botteghe di librai, sarti,fabbri,calzolai,e nei due secoli successivi furono ospitate altre sedi di docenti,presso San Procolo,San Domenico,San Francesco e San salvatore.
Durante la costruzione di San Petronio(1390),i responsabili della fabbrica(fabbricieri),costruirono anche un edificio lungo il Pavaglione,in continuità con l'Ospedale della Morte,apposta per ospitare le botteghe e le aule dei docenti delle sette scuole, dietro il pagamento di un affitto.
A quel punto, fu necessario"sfrattare"le prostitute,che esercitavano a quell'epoca, in quella zona.
Si decise così, di costruire l'Archiginnasio, tenendo però conto, della situazione culturale-economica del momento, così che, il nuovo edificio, fu limitato a inglobare quello che già esisteva.Fù di Antonio Morandi il Terribilia,l'autore dell'Archiginnasio con il portico di 30 arcate, a riuscire ad ammortizzare i costi.I costi furono finanziati dalla Gabella Rossi,grazie ai dazi sulle merci in entrata e in uscita, e la cifra stanziata fu esattamente di 63.862 lire.
Quando fù resa nota la volontà di Papa Pio IV,di procedere con la costruzione dell'Archiginnasio,ci furono "voci",di un probabile espediente per bloccare l'espansione della Basilica di San Petronio ,impedendo così di superare quella di San Pietro a Roma.
Difatti,i fondi dei lavori per completare la Basilica,diventavano sempre più difficili da trovare(ne è la prova la facciata incompiuta),così i Fabbricieri, non vedendo più soldi cominciarono a protestare, ma limitandosi a chiedere o la proprietà dell'Archiginnasio o un rimborso sotto forma di affitto, che alla fine il Papa concesse.
Ma una cosa....non mi torna.......Ma non erano stati gli stessi Fabbricieri,a costruire le sette scuole, bloccando l'espansione della Basilica di San Petronio?..........
Dal 1564 iniziò la consuetudine di collocare gli stemmi di allievi e docenti, ne furono realizzati ben 7.000,ma ne restano circa 5.950.
Seguì nel 1634 la costruzione del Teatro Anatomico,poi nel 1803,con il trasferimento dell'università a Palazzo Poggi,l'Archiginnasio divenne sede della più importante biblioteca civica italiana.
.......Il 29 gennaio 1944,durante un bombardamento,l'Archiginnasio venne gravemente danneggiato.....
L'Archiginnasio aveva due aule magne: la prima è "diventata sala di lettura",la seconda fù
denominata"Stabat Mater"a ricordo della prima opera omonima di Gioacchino Rossini(18 marzo 1842)diretta da Gaetano Donizetti.
Coppola Vincenzo
La mia rubrica settimanale,si intitolerà"Bologna e il suo alfabeto".
Ogni lettera dell'alfabeto,corrisponde a fatti o eventi storici,che la nostra città ha vissuto nelle varie epoche.
Iniziamo subito dalla prima lettera vocale dell'alfabeto appunto.
A) Archiginnasio
Sorta per volere di Papa Pio IV,che ne decise la costruzione dell'edificio.
I nostri simboli di Bologna,oggi,sono le Due Torri,il"Gigante"Nettuno,invece,nei secoli scorsi,la nostra città era nota addirittura nel mondo,per la sua Università.
Ecco che l'Archiginnasio, prima sede dell'università,per diritto,dovrebbe essere il vero simbolo della nostra città.
La costruzione dell'Archiginnasio,termine che significa"la prima scuola",iniziò nell'anno 1562 e venne finito e inaugurato in ottobre del 1563,il giorno 21 per la precisione.
Ma la vera nascita dell'università bolognese,iniziò parecchi anni prima,esattamente nel 1088,per iniziativa privata.Cominciarono i grandi giuristi, a insegnare agli studenti, chiedendo loro il pagamento della retta, svolgendo l'attività, nelle loro abitazioni, che si trovavano nella zona dove poi sorse l'Archiginnasio.In quella stessa zona poi, in seguito, nacquero botteghe di librai, sarti,fabbri,calzolai,e nei due secoli successivi furono ospitate altre sedi di docenti,presso San Procolo,San Domenico,San Francesco e San salvatore.
Durante la costruzione di San Petronio(1390),i responsabili della fabbrica(fabbricieri),costruirono anche un edificio lungo il Pavaglione,in continuità con l'Ospedale della Morte,apposta per ospitare le botteghe e le aule dei docenti delle sette scuole, dietro il pagamento di un affitto.
A quel punto, fu necessario"sfrattare"le prostitute,che esercitavano a quell'epoca, in quella zona.
Si decise così, di costruire l'Archiginnasio, tenendo però conto, della situazione culturale-economica del momento, così che, il nuovo edificio, fu limitato a inglobare quello che già esisteva.Fù di Antonio Morandi il Terribilia,l'autore dell'Archiginnasio con il portico di 30 arcate, a riuscire ad ammortizzare i costi.I costi furono finanziati dalla Gabella Rossi,grazie ai dazi sulle merci in entrata e in uscita, e la cifra stanziata fu esattamente di 63.862 lire.
Quando fù resa nota la volontà di Papa Pio IV,di procedere con la costruzione dell'Archiginnasio,ci furono "voci",di un probabile espediente per bloccare l'espansione della Basilica di San Petronio ,impedendo così di superare quella di San Pietro a Roma.
Difatti,i fondi dei lavori per completare la Basilica,diventavano sempre più difficili da trovare(ne è la prova la facciata incompiuta),così i Fabbricieri, non vedendo più soldi cominciarono a protestare, ma limitandosi a chiedere o la proprietà dell'Archiginnasio o un rimborso sotto forma di affitto, che alla fine il Papa concesse.
Ma una cosa....non mi torna.......Ma non erano stati gli stessi Fabbricieri,a costruire le sette scuole, bloccando l'espansione della Basilica di San Petronio?..........
Dal 1564 iniziò la consuetudine di collocare gli stemmi di allievi e docenti, ne furono realizzati ben 7.000,ma ne restano circa 5.950.
Seguì nel 1634 la costruzione del Teatro Anatomico,poi nel 1803,con il trasferimento dell'università a Palazzo Poggi,l'Archiginnasio divenne sede della più importante biblioteca civica italiana.
.......Il 29 gennaio 1944,durante un bombardamento,l'Archiginnasio venne gravemente danneggiato.....
L'Archiginnasio aveva due aule magne: la prima è "diventata sala di lettura",la seconda fù
denominata"Stabat Mater"a ricordo della prima opera omonima di Gioacchino Rossini(18 marzo 1842)diretta da Gaetano Donizetti.
Coppola Vincenzo
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